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Nera e Velino: la leggenda degli innamorati delle Marmore

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30.01.2023

La Cascata delle Marmore, a qualche kilometro di distanza da Terni, è un’opera di ingegneria idraulica risalente al 271 a.C. che, ancora oggi, attira tantissimi turisti attratti dalla bellezza della natura circostante e dei salti dell’acqua. Tra i luoghi d’interesse delle cascate spicca il Balcone degli innamorati: un terrazzino panoramico posto alla fine del tunnel omonimo. Dietro  all’origine della cascata delle Marmore e al balcone degli innamorati c’è la leggenda di Nera e Velino.

La leggenda degli innamorati

Il Balcone degli innamorati è incastonato nella roccia di travertino a pochi centimetri dalla cascata, precisamente in prossimità del primo salto. Perché si chiama Balcone degli innamorati? Il suo nome si deve alla leggenda di Nera e Velino. La Cascata delle Marmore si trova all’interno del Parco Regionale Fluviale del Nera ed formata dal fiume Velino, che si getta nel fiume Nera scendendo dal Lago di Piediluco. I due fiumi sono i protagonisti del mito della cascata.

Nera e Velino: la storia

La storia narra di una ninfa bellissima, figlia del dio Appennino, che si chiamava Nera. Nera un giorno incontrò un pastore di nome Velino e i due s’innamorarono perdutamente. La dea Giunone vene a sapere di questa unione e, mossa da invidia o da sentimenti di disprezzo nei confronti dell’unione tra una Ninfa e un umano, decise di punire Nera. Giunone trascinò Nera sulla cima del Monte Vettore e la tramutò in un fiume, che prese il suo nome.

Il salto di Velino

Velino cercò invano il suo amore fino a quando, dopo aver interrogato una sibilla, scoprì il triste destino di Nera e decise di gettarsi da una rupe: il luogo del loro primo incontro e in cui Nera scorreva nella sua nuova forma. Proprio quel salto compiuto dal pastore, che coincide con il primo salto della Cascata delle Marmore, è divenuto il simbolo d’amore tra i due personaggi leggendari.

È proprio dal balcone degli innamorati che si può ascoltare l’amore di Velino e Nera e toccare con mano le “lacrime” della Ninfa, ovvero l’acqua che scorre con vigore fino a valle.

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